Torino e la sua provincia
4. Asportazione delle risorse agricole e l’estate partigianaAsportazione delle risorse agricole e l’estate partigiana
Nel Torinese, le Mk – attraverso il controllo dei propri ambiti e una certa cooperazione – svolgono un lavoro “scientifico” nel mantenimento della Wehrmacht e nell’invio in Germania di beni periodicamente sottratti dai territori sotto la propria giurisdizione.
I risultati di questa azione sono evidenti. La presenza parassitaria e predatoria dei tedeschi pesa da subito come un macigno sulle condizioni di vita della popolazione, già stremata dalle privazioni e dai sacrifici di oltre tre anni di guerra.
La sezione alimentazione e agricoltura del Gruppo militare amministrativo – Mv, ad esempio, già nel dicembre 1943 lascia intendere quali siano le cause della ulteriore diminuzione della carne e del latte nella propria area di competenza: “Le provviste di foraggi sono scarse (circa il 60% dell’anno scorso). Poiché la Wehrmacht ne fa una richiesta considerevole, al settore civile può essere distribuita soltanto una piccola percentuale. La conseguenza di ciò è una minore propensione ad allevare bestiame, nonché una riduzione del latte nelle piccole aziende”.
Lagebericht n. 3 – Sezione VIII – Alimentazione e agricoltura, novembre-dicembre 1943
Il resoconto, impietoso, prosegue elencando una serie di prodotti alimentari certamente sufficienti per la Wehrmacht ma non per la popolazione civile, come ad esempio il riso per il quale “non è possibile un aumento delle razioni italiane” oppure la frutta e la verdura che bastano ai tedeschi fino al nuovo raccolto, mentre per la popolazione civile il rifornimento raggiunge solo i 2/3 rispetto all’anno prima. E anche il vino non costituisce un problema per gli occupanti che attingono direttamente alle scorte dell’ex Regio esercito italiano.
La rapida crescita di efficienza nello sfruttamento delle risorse ha come fulcro il riordino del sistema dei trasporti ferroviari con l’invio a Torino, nel gennaio 1944, di funzionari e ferrovieri del Reich che costituiscono una Direzione ferroviaria mista con ampi poteri. L’obiettivo dichiarato è quello della “messa a disposizione di una capacità di trasporto sufficiente” in risposta al progressivo venir meno dei mezzi e delle infrastrutture necessarie.
Si tratta di un provvedimento maturato certamente all’interno di organismi di comando superiori alle Mk e riguardante tutta l’Italia occupata. Il ruolo giocato dal Gruppo militare amministrativo – Mv è di carattere organizzativo e consiste nel predisporre il processo di razionalizzazione del trasporto merci.
La nuova unità di misura utilizzata diviene lo “spazio di carico” con cui si calcola su base mensile la quantità di vagoni merci occorrenti per i trasporti interni e verso il Reich, nonché il numero dei camion (sempre più usati come alternativa) da utilizzare in base al loro tonnellaggio. Tutte le merci da importare e da esportare vengono suddivise in tre categorie di importanza rispetto alla disponibilità dei mezzi di trasporto. Se in un convoglio rimangono alcuni spazi di carico vuoti è prevista una procedura tra i vari organismi tedeschi in modo da riempirlo con altre tipologie di merci.
Entrato a regime già nei primi mesi del 1944, il sistema lavora a pieno ritmo e talvolta deve rifare i conti se ci sono più risorse del previsto da “esportare”. Nel giugno 1944, in una riunione generale dei Gruppi Mv, tenuta a Milano, si stabiliscono, ad esempio, le modalità per il trasferimento di grandi quantitativi di mais in Germania. La Mk 1005, a metà luglio, può comunicare di aver già inviato 40 mila quintali utilizzando 267 vagoni merci opportunamente scortati.
Quanto sta avvenendo non passa inosservato agli occhi della Resistenza, interprete delle aspirazioni ma anche delle preoccupazioni crescenti delle comunità del Torinese che tentano di salvaguardare le proprie risorse e preservare se stesse e il proprio futuro dall’annientamento verso cui le trascina l’occupazione tedesca.
È per questo che l’estate del 1944, tempo di raccolti, ha come epicentro della lotta partigiana proprio le campagne, dove si gioca una doppia partita: accorciare la guerra togliendo al nemico ogni risorsa disponibile ed evitare, per quanto possibile, la fame nelle zone controllate e il depauperamento del territorio. È da ricondurre dunque a questa strategia economica l’altro aspetto della Resistenza, che oltre alle azioni militari organizza continui sabotaggi delle linee ferroviarie, sottrae camion e altri mezzi di trasporto, vieta agli agricoltori di consegnare i bovini agli ammassi controllati da tedeschi e fascisti, fino ad impedire il taglio di alberi nelle zone montane. È un crescendo che inizia a inceppare i meccanismi dello sfruttamento.
Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione Generale Pubblica Sicurezza, Segreteria del Capo della Polizia, RSI (1943-45), Relazione quindicinale del commissario capo di Ps del Settore di Torino all’Ispettorato generale di polizia speciale di Milano, 14 luglio 1944, busta 63
È da ricondurre dunque a questa strategia economica l’altro aspetto della Resistenza, che oltre alle azioni militari organizza continui sabotaggi delle linee ferroviarie, sottrae camion e altri mezzi di trasporto, vieta agli agricoltori di consegnare i bovini agli ammassi controllati da tedeschi e fascisti, fino ad impedire il taglio di alberi nelle zone montane.
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La FIAT
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