Produzione industriale: fabbrica e conflitti
Nella foto: Capannoni della Fiat Mirafiori distrutti dai bombardamenti, Torino, 1944.
Foto tratta da archivi.polodel900.it
Produzione industriale: fabbrica e conflitti (novembre 1943 – giugno 1944)
Le agitazioni del novembre 1943 sono essenzialmente di carattere economico e alimentare e ciò permette ai tedeschi di giocare la carta della trattativa, cercando una mediazione che soddisfi almeno in parte le richieste avanzate dai lavoratori.
Il sistema di occupazione, però, come si è detto, non è efficiente. Il groviglio inestricabile di competenze ripartite fra enti e uffici diversi, paralizza ogni azione unitaria nella trattativa con le commissioni operaie, cosa che prolunga gli scioperi e finisce con il danneggiare la produzione industriale.
Un riflesso della situazione si può cogliere dall’alternarsi al tavolo della trattativa di funzionari e plenipotenziari che sono però responsabili solo di alcuni settori e dunque non possono esercitare un’azione complessiva dinanzi alle rivendicazioni degli scioperanti. Persino l’ingegnere e generale Hans Leyers, plenipotenziario del Ministero del Reich per gli Armamenti e la produzione bellica in Italia (RuK), la potentissima organizzazione che controlla le “industrie protette”, tra cui la Fiat, e ha imposto su tutto il territorio occupato il blocco nella distribuzione di merci e di materie prime, deve fare i conti con questo problema, potendo rispondere solo per alcune necessità.
Più che gli incrementi salariali (che verranno presto erosi dall’inflazione) il vero nodo da sciogliere per i tedeschi è la richiesta di aumento delle razioni alimentari, soprattutto i grassi. Anche la concessione di poche decine di grammi di olio di oliva a testa, ad esempio, è in grado di mettere in crisi le relazioni interne al sistema di occupazione tedesco, rigido e policratico. Ciò avviene perché per reperire il prodotto occorre rivolgersi ad un’altra Mk, vale a dire un’altra realtà.
Al contrario del RuK, le Mk, con i propri Gruppi amministrativi – Mv, agiscono infatti all’interno di una logica principalmente territoriale che le pone in concorrenza tra loro, a partire proprio dalle risorse alimentari, sempre più scarse. Esse sono fondamentali sia per il mantenimento dell’ordine pubblico nelle singole aree di competenza, sia per l’assolvimento dei propri compiti, tra cui il vettovagliamento in loco della Wehrmacht e il regolare invio nel Reich di determinate quantità di beni sottratti dai territori controllati. È per questo motivo che nessuna Mk cede spontaneamente ad altre le proprie risorse, anche se dovrebbe prevalere il superiore interesse generale.
È probabilmente per questo motivo che la trattativa viene assunta dal generale delle SS e plenipotenziario Paul Zimmermann, che giunge da Milano per sbloccare l’impasse burocratico di concerto con la Mk 1005.
Solo con la pressione congiunta dell’incaricato speciale Paff (consigliere MV) con 3 comandanti straordinari plenipotenziari, si riesce a “convincere” la Mk 1007 (con sede a Genova) a cedere così alla Mk 1005 svariati quintali di olio di oliva prodotti a Imperia e raffreddare le proteste degli operai torinesi.
Nulla di tutto ciò trapela ovviamente nei severi comunicati ufficiali che mirano a spendere in termini propagandistici l’accordo raggiunto che sarebbe basato su una reciproca comprensione. Una linea di condotta che i tedeschi cercheranno di promuovere nelle future relazioni con la classe operaia.
Comunicato del generale SS Paul Zimmermann, La Stampa, 2.12.43