Vercelli
3. Produzione industriale: fabbrica e conflittiPiazza Cavour, Vercelli.
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Produzione industriale: fabbrica e conflitti
Una delle prime azioni intraprese dalla MK fu la rilevazione delle attività industriali della provincia, con l’obiettivo di aver un quadro chiaro del potenziale contributo che essa poteva dare allo sforzo bellico tedesco: il rapporto redatto nell’ottobre 1943 elencava i principali centri manifatturieri delle due provincie (Novara e Vercelli) di competenza della MK 1021, nonché i settori produttivi più importanti. Da questo punto di vista, l’interesse si concentrava sull’area biellese, sede di un’importante industria tessile di importanza nazionale, ma non esclusivamente: vi erano anche gli stabilimenti di produzione di fibre sintetiche della Chatillon di Vercelli e le manifatture della Valsesia e Valsessera.
Archivio Istoreto, Rapporti Militärkommandantur Novara, rapporto 21 ottobre 1943 [traduzione in Nicola Labanca (a cura di), Il nervo della guerra… cit., p. 449]
Il rapporto elencava i principali centri manifatturieri delle due provincie (Novara e Vercelli) di competenza della MK 1021.
Lo sfruttamento di tale tessuto produttivo poteva avvenire sostanzialmente secondo due modalità: l’integrazione delle fabbriche nell’economia di guerra tedesca, facendo loro orientare la produzione in base alle esigenze di questa (un esempio sono gli stabilimenti Piaggio nell’area biellese, che producevano motori per aerei); oppure l’asportazione di macchinari e il loro trasferimento in Germania. Nel complesso, sembra che tale seconda soluzione sia stata la meno utilizzata, anche perché suscitava ovviamente l’ostilità della popolazione e delle direzioni aziendali e il sospetto delle stesse autorità fasciste collaborazioniste, come emerge dal telegramma con cui il capo della provincia Michele Morsero, con toni ovviamente molto prudenti, segnalava ai suoi superiori un episodio di questo genere.
Archivio di Stato di Vercelli, Prefettura-gabinetto, 21 settembre 1944, Il Capo della Provincia Morsero al Commissario nazionale del lavoro.
Il capo della provincia Michele Morsero segnala ai suoi superiori un episodio di asportazione di macchinari.
Un aspetto particolarmente odioso, e particolarmente avversato dalle popolazioni coinvolte, era il reclutamento di lavoratori da mandare in Germania, al quale le autorità tedesche pensarono fin dall’inizio dell’occupazione. Anche in questo caso non sembra che, nel complesso, tali reclutamenti coatti siano stati massicci: ad aprile 1944 un rapporto della polizia italiana affermava: “fin’oggi sono stati inviati in Germania 400 operai con una percentuale di circa 70 renitenti”. Tale pratica, in effetti, oltre a suscitare l’ostilità della popolazione, metteva a rischio le attività economiche locali e in particolare le attività agricole, di grande interesse per i tedeschi, come si evince dal rapporto della Mk 1021 del febbraio 1944.
Archivio Istoreto, Rapporti Militärkommandantur Novara, rapporto 14 febbraio 1944 [traduzione in Nicola Labanca (a cura di), Il nervo della guerra… cit., p. 498]
Di fatto, il trasferimento coatto in Germania di lavoratori fu utilizzato soprattutto come forma di repressione e di rappresaglia: nel maggio 1944 nel paese di Zubiena, fra Biella e Ivrea, in seguito al sequestro (ma non, evidentemente, all’uccisione) di due membri delle SS da parte dei “ribelli”, le autorità tedesche imposero il rastrellamento di un certo numero di lavoratori da inviare nel Reich, cosa che naturalmente lo rendeva ulteriormente odioso. Ad essere colpita fu quindi l’area a più alta densità partigiana, il Biellese, che era peraltro anche l’area con la più numerosa manodopera industriale – ovviamente la più ricercata e la meno necessaria ai lavori agricoli.
Archivio di Stato di Vercelli, Prefettura-gabinetto, 19 maggio 1944, il Direttore provinciale del commissariato nazionale del lavoro di Vercelli al Capo della Provincia
le autorità tedesche imposero il rastrellamento di un certo numero di lavoratori da inviare nel Reich.
Un’altra forma di prelievo di risorse fu il sequestro di automobili e autocarri, che venivano utilizzati principalmente per le esigenze logistiche della Wehrmacht e delle strutture di occupazione (che sembrano averne avuto grande bisogno, se si considera che più volte i rapporti della MK 1021 lamentano che la Platzkommandantur di Vercelli non dispone di un veicolo per le ispezioni sul territorio). Precondizione per la requisizione di automezzi era la registrazione degli stessi, che fu resa obbligatoria fin dai primi tempi dell’occupazione, e la limitazione del diritto di circolare a coloro che godevano di speciali permessi (medici, funzionari, imprenditori, soggetti che a vario titolo erano utili al regime): tutti i veicoli senza permesso di circolazione erano soggetti potenzialmente a sequestro.
Tale aspetto fu oggetto di un tira e molla continuo con le popolazioni locali, che cercavano di nascondere gli automezzi per evitare la requisizione, come esplicitamente riportato nel rapporto Mk del novembre 1943; un tira e molla destinato a protrarsi, se ancora nel rapporto del giugno 1944 si lamentava che molti mezzi non erano stati registrati.
Archivio Istoreto, Rapporti Militärkommandantur Novara, rapporto 22 novembre 1943 [traduzione in Nicola Labanca (a cura di), Il nervo della guerra… cit., p. 458]
le popolazioni locali cercavano di nascondere gli automezzi per evitare la requisizione.
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2. Dall’armistizio al consolidamento del sistema di controllo e sfruttamento: Vercelli
Le forze di occupazione tedesche giunsero a Vercelli il 10 settembre 1943 e, nel giro di una decina di giorni, estesero il loro controllo al resto della provincia.
4. Asportazione delle risorse agricole e l’estate partigiana: Vercelli
La pianura vercellese era da tempo sede di un’avanzata e produttiva attività agricola, che generava un notevole surplus ed era orientata prevalentemente al mercato.
5. Verso la crisi del sistema di occupazione e sfruttamento: Vercelli
L’asportazione di risorse materiali per finanziare la guerra tedesca fu dunque ampia, articolata e condotta nelle forme più svariate…